OPERA

OPERA o OPUS

Il problema principale per quanto riguarda la parola OPERA è stabilire se derivi da opera -ae, oppure da opus -eris.

Entrambe si traducono con opera, ma con sfumature diverse.

Opera ha il significato di lavoro materiale, fatica, cura, sforzo, attività. Ma è anche il tempo e il modo per fare un lavoro.

Opus è invece il lavoro materiale inteso in modo più specifico. In particolare opus fa riferimento al lavoro manuale dell’uomo e all’arte, in contrapposizione all’opera spontanea della natura.

Ad opus publicum damnari, condannare ai lavori forzati oppure in opus damnari, condannare ai lavori nelle miniere, dice Plinio. In Cicerone anche nel significato di appalto di costruzioni e di compito di chi opera nel nome dello stato, opus πολιτικόν. Oppure come opera letteraria, opus habeo in manibus, sto scrivendo un libro.

Nel De natura deorum, parlando della potenza e grandiosità dell’Etna, Cicerone riferisce le parole di Aristotele: quae cum viderent, profeto et esse deos et haec tanta opera deorum esse arbitrarentur, alla vista di tutto ciò, certamente riterrebbero che gli dei esistono e che così grandi creazioni sono opera degli dei.

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Il mosaico della Pieve Terzagni (CR)

OPERA nel Quadrato può essere nominativo (soggetto) o ablativo (complemento) singolare di opera –ae, oppure nominativo (soggetto) o accusativo (complemento oggetto) plurale di  opus  –is.

Gli autori che hanno fatto derivare OPERA da opera l’hanno tradotto con “accuratamente”, “con cura”, oppure con “faticosamente”.

Jacob, ad esempio, nel 1866 tradusse:

Le labuoreur Arepo conduit avec soin la charrue.

Il lavoratore Arepo conduce con cura il carro.

Collingwood[1], invece, propose:

Arepo the sower guides the wheels carefully.

Il seminatore Arepo guida con cura le ruote.

Treichel[2]:

Der Sämann Arepo hält mit Mühe die Räder.

Il seminatore Arepo conduce con fatica le ruote.

Saturno

Giove e le “opere” universali

Le soluzioni sono grammaticalmente corrette, ma in questo modo viene meno la specularità del crittogramma che lega Sator e Arepo, Rotas e Opera.

Inoltre la presenza di un complemento contrasta con la traduzione bizantina in greco del Quadrato. Anche se in questo caso abbiamo un nominativo e tre accusativi, cioè un soggetto e tre complementi oggetto.

Il seminatore tiene l’aratro, le opere, le ruote.

Per questo la maggioranza dei ricercatori ritiene che OPERA sia l’accusativo plurale di opus, -is e debba essere tradotto con le “opere”, nel senso di “lavoro umano”.

Éργα, in greco.

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Volendo però giocare con le parole, si potrebbe anche ammettere che OPERA fosse l’ablativo di opera –ae, e significasse, come alcuni studiosi hanno proposto, “con cura”.

Nel significato di “occuparsi amorevolmente” ritroviamo spesso il termine opera anche nei testi di Cicerone.

La frase sarebbe ugualmente corretta dal punto di vista grammaticale.

Otterremmo:

Il seminatore tiene con cura la falce e le ruote.

Non sono tuttavia propensa ad accettare anche questa soluzione, poiché non trova conferma in alcun autore del passato.

Il significato generale della locuzione non varia molto, ma si smarrisce la simmetria globale. La frase perde le sue corrispondenze armoniche, e il costrutto, come direbbe Cicerone, da aptum, armonioso, diviene diffluens ac solutum, slegato e disgiunto.

Quanto alla loro posizione poi, le parole hanno un certo pregio se da esse risulta una certa simmetria (concinnitas), che non resterebbe se venisse cambiata la disposizione delle parole, pur restando fermo il significato. (Cic. Orator 24)

Andando oltre si potrebbe ugualmente pensare che OPERA possa essere il nominativo di opera –ae, e quindi un secondo soggetto.

Si otterrebbero così due frasi anche nella lettura riga per riga.

SATOR – il seminatore – soggetto, singolare

AREPO – la falce – complemento oggetto, singolare

TENET – tiene – verbo

OPERA – il lavoro – soggetto, singolare

ROTAS – le ruote – complemento oggetto, plurale

Infine potremmo vedere AREPO come un secondo ablativo strumentale, la traduzione sarebbe ugualmente corretta.

 SATOR – il seminatore – soggetto, singolare

AREPO – con la falce – ablativo strumentale, singolare

TENET – tiene – verbo

OPERA – con cura – ablativo di modo, singolare

ROTAS – le ruote – complemento oggetto, plurale

Il seminatore con la falce tiene con cura le ruote.

In verità si può a ragione supporre che il Quadrato ruotasse sia sull’indeclinabilità di AREPO che sulla doppia natura della parola OPERA, che può derivare da sia opus –is che da opera –ae.

Tuttavia su questa strada il significato s’ingarbuglia e, come ho già detto, si perde la simmetria e il ritmo armonico della frase. Evidentemente tra le numerose soluzioni possibili alcune sono più significative di altre, e sono queste che ci restituiscono il vero significato del crittogramma, come attestano gli antichi esegeti che ben lo conoscevano.

Tutte queste varianti si ottengono grazie alla grande versatilità, potremmo usare il termine ecletticità, della lingua latina. Dote che in ogni epoca storica ha sempre fatto parte del suo enorme fascino. E alla fine si può ritenere fosse anche questo che l’autore del Quadrato mirava a dimostrare.

Nihil est enim tam tenerum neque tam flexibile neque quod tam facile sequatur quocumque ducas quam oratio. Non c’è nulla infatti di così docile, così flessibile, né così disposto a seguirti ovunque tu lo conduca, quanto il discorso. (Cic. De oratore III 45)

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[1] R.G. Collingwood, The Archaeology of Roman Britain, London, 1930

[2] A. Treichel, Zeitschrift Ethnologie XII, 1880Op. cit. pag. 75